Si formano nel 2006: sono un duo con intenzioni
elettroacustiche, e realizzano un EP autoprodotto.
L’anno successivo la formazione si allarga, e i
Nicker Hill Orchestra diventano un quartetto
(basso, batteria, chitarre e voci).
Con il supporto della In The Bottle, la band
veneto-emiliana tira fuori cinque tracce mediamente
lunghe (si va dai sette ai dieci minuti di durata) che
vedono scorrere al loro interno costruzioni e
suggestioni sonore che si riallacciano direttamente
al filone post-rock.
“All The Different Deaths… And Rebirths” è un album
complessivamente strumentale (frammenti di cantato
sono rintracciabili in “Sailor” e “Shit You!”), solido e
sufficientemente personale, delicato e noisy al
contempo.
Impennate soniche alla Swervedriver (la già menzionata
“Shit You!”) e flemma bedheadiana (la parte iniziale
di “Vortex”). Ѐ proprio il caso di andare avanti.
(In The Bottle)
Massimiliano Drommi
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