Secondo album per i milanesi I/O (sigla che
sta per input/output, ma potrebbe anche voler
significare altro), classica formazione voce/
chitarra, (doppio) basso e batteria.
Musicalmente però la faccenda si complica un
po’, dato che le movenze sonore del quartetto
non hanno tanto a che vedere con il ‘solito’
rock.
“Polytone”, infatti, mette in mostra una sensibilità
decisamente sperimentale, ostica, deviata: il materiale
qui contenuto ha a che vedere con un art-rock schizzato e
destrutturato, dalle ritmiche minimali e dalle coloriture
jazzy, scalfito da una chitarra imbrattata di funky.
La voce non converge né con il recitato né con il cantato,
ma si limita a gorgheggiare e sputare parole incomprensibili
(viene da pensare a certe sperimentazioni di Mike Patton,
ma qui non c’è traccia alcuna di esuberanza o cialtroneria).
Registrato in presa diretta senza l’ausilio di overdubs o
samples, il disco, in ultima istanza, ricorda da vicino
quanto fatto dai Sinistri.
(Bronto/Fratto 9)
Massimiliano Drommi
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