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Beck: intervista   (28/04/2001)

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Appena Beck è entrato nella sala stampa allestita in un lussuoso albergo di Milano, ci si è accorti di quello che rappresenta: l'antidivo per eccellenza. Con il suo viso da eterno ragazzino, i capelli spettinati, la noncuranza nell'abbigliamento, Beck sembra inconsapevole di essere una rockstar e nemmeno se ne interessa:

"Parecchi anni fa quando ero in tour dormivo in pullman, ora mi ritrovo in questo hotel a cinque stelle ed è esattamente quello immagino quando penso ad una casa accogliente. Però questo non conta molto per me, no è la vita da star ad interessarmi. Io faccio la mia musica e ogni giorno è una nuova esperienza se poi mi ritrovo in un posto come questo va benissimo."

Sono passati più di dieci anni da quando Beck Hansen alla fine degli anni ottanta calcava la cosiddetta scena anti-folk di New York suonando in giro per i locali dell'East Villane. Allora era ancora alla ricerca di quella cosa che aveva in testa ma che non riusciva a ancora mettere a fuoco, doveva essere qualche cosa di originale ma non sapeva che avrebbe fatto di lui il musicista contemporaneo più apprezzato dalla critica . Le sue concezioni musicali cominciarono a concretizzarsi nelle prime registrazioni casalinghe.

Il primo singolo di Beck risale ad una registrazione del '91, quel "Loser" che verrà pubblicato solo due anni dopo nel '93. Poi venne "Mellow Gold" il primo album con la Geffen Records nel '94 e la sua carriera divenne una continua ed inesorabile ascesa. Con i due album indipendenti e sperimentali, "One Foot In The Grave" (K Records) e "Stereopathetic Soulmanure" (Flipside). Il suo eclettismo musicale è senza limiti, punk, blues, folk e hip-hop, una miscela esplosiva ed originale che raggiunge nuove vette in "Odelay" del '95, album dell'anno per le riviste Rolling Stone, Spin e Village Voice. Segue un lungo tour che gli consente di raggiungere una buona fama anche nel nostro paese. Nel '98 esce "Mutation" che sebbene considerato album minore mostra un Beck rinnovato che si spinge verso le sonorità esotiche del Brasile e dell'oriente.

"Midnite" Vultur segna il ritorno verso i suoni di "Odelay" con un Beck che ha raggiunto una qualità espressiva più matura e disimpegnata. L'album è un surrogato di R&B, suoni elettronici, rock sudista e psichedelica, il tutto evoca un'atmosfera nostalgica per gli anni settanta:

"Amo molto gli anni settanta, soprattutto la musica che si faceva intorno al 1975. Però penso che sia vero che Midnite Vulture ricordi il passato ma credo che sia qualche cosa di diverso, che rappresenti il suono del 2000. Non ho usato troppa tecnologia anche se ha la sua rilevanza nell'album. Penso che ognuno possa trovarci un aspetto diverso, è come uno psycho-viaggio che spinge a muoversi e a ballare"

L'eclettismo di Beck rende difficile risalire alle sue radici musicali. Si potrebbero citare i musicisti blues e folk delle generazioni passate, oppure alle più recenti band lo-fi, ai De La Soul, a Prince ecc. ecc.

"E' normale venire paragonati ad altri tre o quattro musicisti. A me piacciono tantissime cose del presente e del passato, ma quando faccio la mia musica non me ne curo. Ultimamente mi sono interessato molto all'R&B. Non tanto all'R&B in se stesso, quanto all'evoluzione che ha subito negli anni, dalla tradizione blues e gospel ad oggi. Se si pensa all'R&B attuale ci si accorge di quanto sia commerciale e diverso da quello che ha rappresentato nel passato. Comunque se devo citare qualcuno posso fare i nomi di Sly & Stone, Robert Johnson, Marvin Gaye, Fiona Apple e Aphex Twin, peccato che abbia lasciato la musica."

L'arte di Beck non si ferma alla musica e sconfina nel cinema con un lungometraggio realizzato con un amico:

"Si tratta di un progetto che avevamo nel cassetto da qualche anno, dopo il successo e i miliardi incassati da The Blair Witch Project ci siamo convinti a realizzarlo. Si tratta di un film sui problemi connessi con l'ambiente e la tecnologia, le TV, i forni a microonde, ecc. ecc. Io faccio la parte di me stesso, ma non so esattamente come sia venuto."

Beck è lo specchio della sua musica e viceversa, unico ed originale, anche quando si lascia scappare alcune elucubrazioni semiserie sulla politica e dichiara di voler scappare dal suo paese se alle prossime elezioni politiche vinceranno i repubblicani e Bush Jr. Così è Beck e così è il suo genio.



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